Sentiero Laudato Sì
Ammira, ascolta, rifletti… Buon cammino!
Ispirandosi all’Enciclica Laudato Sì di Papa Francesco, il sentiero ti invita a posare lo sguardo sulla Città di Pinerolo da un altro punto di vista, a respirare la bellezza del Creato, ma anche a riflettere sulla sua fragilità e sull’importanza del contributo di ciascuno alla sua tutela.
La Terra ci è stata donata non a nostro uso e consumo, ma affinché ce ne prendessimo cura. Non ne abbiamo un’altra!
E la sua tutela non può prescindere dalla giustizia sociale e dal rispetto delle diverse popolazioni che la abitano.
È urgente e necessario promuovere uno sviluppo sostenibile basato sulla collaborazione, piuttosto che sulla prevaricazione e sullo sfruttamento di alcuni sugli altri.
Il Sentiero Laudato Sì è un percorso di circa 6,5 km nella zona precollinare di Pinerolo (TO), per lo più su strada asfaltata. Nei punti difficilmente percorribili per le persone con difficoltà motoria, saranno indicati percorsi alternativi accessibili. Le illustrazioni dei vari pannelli sono state curate dai gruppi giovanili di alcune parrocchie e istituti del Pinerolese.
Le dodici tappe del sentiero
Tappa 1
“Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi? Ai bambini che stanno crescendo?”
(Cit. n.160)
REALIZZATA DAL GRUPPO GIOVANI DELLA PARROCCHIA DI FATIMA DI PINEROLO
Spiegazione tappa
La frase che ci è stata assegnata era: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi? Ai bambini che stanno crescendo?”. A partire da questa citazione dell’enciclica di Papa Francesco noi del gruppo giovani di Madonna di Fatima abbiamo subito iniziato a ragionare su quali fossero i valori che, in qualità di educatori, ci impegniamo ogni anno a trasmettere alle ragazze e ai ragazzi che partecipano alle attività di oratorio e di Estate Ragazzi.
Su questa base abbiamo iniziato a lavorare con un brainstorming di possibili valori e temi di attualità che definiscono la società umana in quanto tale e, dopo una prima battuta, abbiamo messo insieme una buona quantità di idee. Successivamente abbiamo deciso quali di queste fossero più facilmente comprensibili o comunicabili senza l’uso della parola in modo da fornire all’elaborato finito una capacità di comunicazione immediata.
Il ragionamento seguito per la realizzazione dell’immagine è stato: “Per trasmettere un messaggio o un’idea prima di tutto è necessario porre delle basi salde dalle quali partire per sorreggere le nostre argomentazioni. Per comunicare dei valori di fratellanza e amore, quindi, da cosa vogliamo partire?”. Abbiamo raggiunto un accordo sul voler basare il nostro discorso su quattro soggetti:
– la tecnologia (il microchip), che ha permesso all’essere umano di raggiungere traguardi prima inaccessibili e da utilizzare come forte mezzo di diffusione, comunicazione e sensibilizzazione;
– le emozioni (il cuore), che danno sapore alla vita e grazie alle quali viviamo le nostre relazioni personali;
– la natura (le foglie), la Terra stessa che chiamiamo nostra casa, che non ci fa mancare niente e della quale dobbiamo prenderci cura;
– la cultura (i libri), per poter imparare da quanto ci viene raccontato e insegnato dalla Storia e per saper costruire un futuro di speranza.
Abbiamo immaginato queste quattro solide basi come le robuste radici su cui un albero si poggia per poter crescere e portare frutto. In particolare i frutti che noi vorremmo che portassero sono tre.
Il primo, rappresentato dal panda rosso, è la biodiversità. Nei secoli molte specie sono scomparse dalla Terra a causa della noncuranza degli uomini e, se non agiamo tempestivamente, rischiamo di perderne altre. Vogliamo che tra i valori da trasmettere a chi verrà dopo di noi ci sia il rispetto e la cura per il nostro pianeta.
Il secondo, rappresentato dalle bandiere del mondo, è uno spirito di fratellanza, umanità e pace tra tutti quanti i popoli del mondo, insieme alla convinzione che le guerre e i conflitti violenti non sono la risoluzione ai nostri problemi e alle nostre dispute.
Il terzo, rappresentato da come la nostra concezione dell’universo si è evoluta nel tempo, è un monito a non essere arroganti. L’arroganza umana ha generato molte disgrazie, perciò dobbiamo ricordarci di come pensavamo di essere al centro dell’universo quando in realtà siamo come un granello di sabbia nel deserto. Ma esattamente come i granelli di sabbia uniti formano un vastissimo deserto, se tutti noi esseri umani ci teniamo per mano e camminiamo insieme, possiamo realizzare un futuro luminoso per tutti.
Tappa 2
“Ma la nostra Casa comune
non è mai stata così ferita
e maltrattata, sfruttata, l’abbiamo spogliata delle sue foreste, contaminato le acque, inquinato l’aria. La nostra Terra sta cominciando a sembrare sempre più un immenso cumulo di sporcizia.”
(Rif. n. 53, 20-28, n. 161)
REALIZZATA DAI BAMBINI DELLA PARROCCHIA CATTEDRALE DI PINEROLO FREQUENTANTI LA SCUOLA ELEMENTARE
Spiegazione tappa
Questi disegni sono un invito a riflettere sul fatto che non abbiamo saputo custodire il creato con
responsabilità.
Desideriamo richiamare l’attenzione sulla questione dell’acqua, elemento tanto semplice e prezioso.
Lo scioglimento dei ghiacciai, la scarsità d’acqua, l’incuria dei bacini idrici e la considerevole
presenza di plastica negli oceani sono fatti altrettanto preoccupanti, che confermano l’urgenza di
interventi non più rimandabili.
È questo il tempo per riflettere sui nostri stili di vita e su come le nostre scelte quotidiane in fatto di
cibo, consumi, spostamenti, utilizzo dell’acqua, dell’energia e di tanti beni materiali siano spesso
sconsiderate e dannose. In troppi stiamo spadroneggiando sul creato. Scegliamo di cambiare, di
assumere stili di vita più semplici e rispettosi!
GRAZIE
Tappa 3
Le attività dell’umanità intera
si sono sviluppate ad una velocità maggiore di quella che avremmo potuto immaginare, abbiamo sfruttato le risorse prendendo per noi più della nostra giusta parte.
(Rif. n. 18, n. 44)
REALIZZATA DAL GRUPPO GIOVANI DELLA PARROCCHIA SANTA MARIA ASSUNTA DI BRICHERASIO
Spiegazione tappa
Nell’enciclica Laudato sii, Papa Francesco afferma che “la continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro”, che però “contrasta con la naturale lentezza dell’evoluzione biologica” dell’uomo e di tutti gli esseri viventi.
Partendo da questa riflessione, abbiamo deciso di rappresentare su questo pannello due simboli della ‘velocità a tutti i costi’ – un aeroplano e un treno ad alta velocità –, che sembrano rosicchiare il nostro mondo e lasciare una scia di morte (i fiori appassiti e calpestati) laddove prima cresceva rigogliosa la natura.
“Il cambiamento è qualcosa di auspicabile – aggiunge Papa Francesco -, ma diventa preoccupante quando si muta in deterioramento del mondo e della qualità della vita di gran parte dell’umanità”.
Vi invitiamo ora ad osservare il retro di questo pannello di legno, che vuole integrarsi in questo spazio naturale come un elemento di continuità, ma anche suscitare la riflessione in chi vi si accosta: vi trovate disegnate due torri, che rappresentano la crescita dei paesi del Nord e del Sud del mondo.
Sulla destra, gli stati più ricchi e sviluppati stanno costruendo una torre altissima, che sfiora (e sfida?) quasi il cielo. Pur avendo a disposizione molte risorse (rappresentate dai mattoni presenti a terra e nella carriola), gli uomini del Nord del mondo non si accontentano di tutto ciò che già hanno, ma vanno a rubare i mattoni che i popoli del Sud stanno usando per costruire la loro torre, il loro progresso: questo è quindi destinato a bloccarsi. Da più di quattro secoli (prima in maniera lapalissiana con il colonialismo e l’imperialismo e poi più subdola con il neocolonialismo e lo strapotere delle multinazionali) i paesi del Nord del pianeta sfruttano le ricchezze di quelli sottosviluppati, che sono così condannati a restare tali per sempre. La fatica degli abitanti del Sud (rappresentata in questo disegno pirografato dalle gocce di sudore che scendono dai loro volti) è quindi destinata a restare infeconda. È insomma chiaro che “gli obiettivi di questo cambiamento veloce e costante non necessariamente sono orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale”.
È anche nostro compito lavorare ogni giorno affinché la velocità che il mondo ci impone non depauperi del tutto il nostro presente. Che la velocità degli spostamenti da un luogo all’altro del pianeta non ci tolga la capacità di rallentare ogni tanto, per concederci alla lentezza di una passeggiata immersi nella natura! Che la fretta che caratterizza le nostre giornate non ci impedisca di trovare il tempo per ascoltare chi ha bisogno di parlare! Che la nostra continua ricerca del progresso non venga pagata dai paesi del Sud del mondo, chiamati non solo a reperire per noi materie prime quasi all’infinito, ma anche ad eliminare i rifiuti che produciamo e che – tragicamente – consegniamo loro.
Che il Signore Dio, Padre di tutte le genti, ci doni occhi capaci di vedere quando è necessario rallentare per “goderci un po’ la strada” – come dice Cesare Cremonini – e menti in grado di capire che non siamo soli al mondo: “nessun uomo è un’isola” (J. Donne).
Tappa 4
Ogni anno scompaiono migliaia di specie animali e vegetali che non potremo più conoscere, che i nostri figli non potranno vedere, perse per sempre.
(Rif. n. 32-42).
REALIZZATA DAI RAGAZZI DELLA PARROCCHIA DI SANT’ANICETO DI VILLAR PEROSA, FREQUENTANTI LA SCUOLA MEDIA
Spiegazione tappa
Questo progetto ci ha portato a riflettere tanto, sul nostro futuro e sul futuro dei nostri figli e nipoti. Ci siamo immaginati come dover parlare del nostro mondo alle generazioni future, la paura di dover spiegare non attraverso i panorami, ma attraverso le parole tratte dai ricordi. E quindi la domanda che ci siamo posti è stata: quanto amiamo la nostra terra? Quanto abbiamo paura di perderla e perdere la nostra impronta su di essa?
Spingiamo anche voi a rispondere a queste domande, e capire le risposte e il cambiamento che siamo invogliati a portare! Grazie.
Tappa 5
L’intera famiglia umana ha bisogno di lavorare insieme così da seminare “bellezza e non inquinamento e distruzione”. Dobbiamo smettere di trattare le risorse mondiali come un oggetto di profitto, quindi cerchiamo di mettere l’Amore per il mondo e l’Amore per il nostro prossimo in azione, vivendo “insieme in armonia” perché “tutto è in relazione”.
(Cit. da “Preghiera per la nostra terra”, Cit. n. 92).
REALIZZATA DAL GRUPPO GIOVANI DELLA VAL NOCE
Spiegazione tappa
Questa frase sottolinea che si può vivere in armonia con ciò che ci circonda e soprattutto che tutto attorno a noi è in costante relazione.
Abbiamo raffigurato un occhio perché dei cinque sensi la vista è quello che usiamo maggiormente, ed è grazie a lui per primo che ci relazioniamo con l’ambiente in cui siamo.
All’interno della pupilla ci vengono mostrati i due modi in cui possiamo vivere la vita: in relazione e armonia col creato, mettendo in azione l’amore per il mondo e il prossimo, oppure cercando solamente profitto dalle risorse mondiali senza curarci dell’ambiente circostante né della nostra vita.
Anche l’iride di colore verde ci ricorda i prati, gli alberi e la natura stessa, colei da cui siamo generati e attraverso cui possiamo generare ulteriore bellezza.
Tappa 6
Il cambiamento climatico riguarda tutti ma sono le comunità più povere a soffrire di più.
Vi sono enormi differenze tra ricchi e poveri che continuano ad aumentare, tra quelli con poche o nessuna risorsa e quelli che continuano a consumare e sprecare ad un ritmo sempre crescente.
(Rif. n. 25-27 , n. 82, n. 48-52).
REALIZZATA DAI RAGAZZI DELLA PARROCCHIA DI SAN MAURIZIO DI PINEROLO, FREQUENTANTI LA SCUOLA MEDIA
Spiegazione tappa
Questa è la frase dell’enciclica che ci è stata affidata: sono parole ingombranti e
impegnative, che ci hanno costretto a riflettere sul nostro pianeta, diviso tra nord e sud,
centro e periferia, luoghi giusti e sbagliati in cui venire al mondo.
Abbiamo provato a rappresentare con questo cartellone il nostro punto di vista sul mondo
e su chi ci abita: un mondo rigoglioso a nord, arido a sud, dove si muore di fame e
contemporaneamente, altrove, si spreca il cibo, dove il cambiamento climatico provocato
dai ricchi danneggia tutti, ma soprattutto i più poveri.
E questo è quello che abbiamo disegnato come simbolo di queste disparità:
– i diamanti insanguinati del Sudafrica, che arricchiscono le multinazionali ma sfruttano le
popolazioni locali
– una ciotola di riso, cibo monotono e scarso per miliardi di poveri
– i barconi carichi di disperati che cercano di attraversare il Mediterraneo, in fuga dalla
miseria e dalla guerra
– le armi di una guerra che si sta combattendo in Europa
– le industrie e i mezzi di trasporto, principali responsabili dell’inquinamento atmosferico
– un frigorifero pieno di cibo, simbolo della società del benessere, che spende per il
superfluo e spreca il necessario.
E’ stato un lavoro condiviso, nel quale ognuno di noi ha portato il suo punto di vista, le sue
idee, le sue abilità e le sue riflessioni.
Tappa 7
Il nostro mondo digitale ci sta
inquinando con il rumore e
la distrazione, impedendoci
di imparare a vivere con saggezza, di pensare con profondità e di amare generosamente. I rapporti reali vengono sostituiti con le amicizie virtuali che possiamo scegliere di accettare o rifiutare, rendendoci insoddisfatti dei rapporti veri e profondi, oppure generando un nuovo senso di isolamento.
(Rif. n. 47)
REALIZZATA DAI RAGAZZI DEL GRUPPO CAFARNAO DELLA PARROCCHIA SPIRITO SANTO DI PINEROLO, FREQUENTANTI LA SCUOLA MEDIA
Spiegazione tappa
Noi siamo il gruppo Cafarnao: ragazzi di terza media della parrocchia Spirito Santo.
La frase che ci è stata affidata è la seguente:
Il nostro mondo digitale ci sta inquinando con il rumore e la distrazione, impedendoci di imparare a vivere con saggezza, di pensare con profondità e di amare generosamente. I rapporti reali vengono sostituiti con le amicizie virtuali che possiamo scegliere di accettare o rifiutare, rendendoci insoddisfatti dei rapporti veri e profondi, oppure generando un nuovo senso di isolamento. (Rif. n. 47).
Negli incontri di progetto, il nostro gruppo ha lavorato dividendosi su tre proposte. Due di queste riguardavano disegni e sono state abbandonate in corso d’opera, la terza ha continuato a prendere forma e si è aggiunta anche una quarta proposta: entrambe fotografie. Con i due gruppi di lavoro così creati, siamo giunti alla realizazione dei nostri elaborati.
La foto “Selfie del portiere nel campo da calcetto” descrive principalmente la prima parte della frase. Osserviamo che tutti i giocatori e l’arbitro, guardano il gioco riprendendo la scena dal loro telefono. Questo li porta a commettere alcune distrazioni: per cercare di fermare l’azione offensiva, il difensore interviene sulla caviglia del giocatore e non sulla palla; mentre l’attaccante è troppo concentrato a guardare la palla e sbaglia due fondamenti del calcio: non si accorge del difensore che commette un fallo, e non guarda la porta per capire dove tirare per fare gol. Causa di questi errori è la visione troppo limitata dello schermo del cellulare dei giocatori.
La foto “Amico virtuale” rappresenta relazioni solo virtuali, che possiamo accettare o rifiutare solo tramite “mi piace” o “non mi piace”. Questo è l’esempio di un’amicizia tramite un gioco online o chat social. Le persone che dialogano nella conversazione digitale sono autentiche ed esistono, ma il loro rapporto non sarà mai vero, profondo e concreto come le amicizie reali; e ci sarà sempre un velo (rappresentato dallo schermo rotto del telefono) di distanza e astrattezza (che farà apparire le persone senza una vera faccia, una vera identità).
Tappa 8
“Eppure, non tutto è perduto”.
Le nuove generazioni chiedono un cambiamento, vogliono costruire un futuro migliore, in cui si prende sul serio la crisi ambientale e le sofferenze dei poveri.
(Cit. n. 205, Rif. 207-209, n. 19).
REALIZZATA DAI BAMBINI DELLA PARROCCHIA DI ABBADIA ALPINA, FREQUENTANTI LA SCUOLA ELEMENTARE
Spiegazione tappa
Insieme alle bambine ed ai bambini dei gruppi di catechesi, frequentanti le classi 3° e 4°
elementare, abbiamo visionato un breve cartone animato educativo, riguardante le cattive abitudini
che noi esseri umani abbiamo nei confronti della nostra casa comune, la madre terra.
Successivamente i bambini sono stati invitati a riflettere sulle buone abitudini, necessarie a
preservare ed a “prendersi cura della Terra”.
Buone abitudini che i bambini hanno scritto e preso l’impegno di mantenere, firmando con
l’impronta della propria mano.
Il grande cuore in foto, formato dai bambini, racchiude il messaggio: Eppure non tutto è perduto, se
le nuove generazioni impareranno a “Prendersi cura della terra”
Tappa 9
Il nostro crescente utilizzo
di combustibili fossili inquinanti sta contribuendo al cambiamento climatico che è una delle più grandi sfide di oggi, il futuro della nostra Casa comune è a rischio, ma non sembra esserci alcun rallentamento negli stili di vita delle nazioni più ricche!
(Rif. n. 24, n. 14, n. 165).
REALIZZATA DAI LUPETTI DEL GRUPPO SCOUT ABBADIA 1, PINEROLO
Spiegazione tappa
Sulla base della frase assegnata abbiamo strutturato un gioco in fasi.
Innanzitutto abbiamo diviso i bambini in tre categorie: inquinatori, neutri e attivisti per il clima.
Gli inquinatori e i neutri avevano la facoltà di inquinare il paesaggio – Campo di grano con cipressi, di Vincent Van Gogh – e gli attivisti, in numero estremamente ridotto rispetto agli altri, dovevano cercare di difenderlo.
È stata una fase estremamente sbilanciata che ci ha permesso di ragionare su quanto sia stato difficile – soprattutto in passato – sensibilizzare le persone sulla questione ecologica e provare a cambiare le cose.
Durante la seconda fase abbiamo introdotto il ruolo di Greta Thunberg, che è stata seduta con il caratteristico cartello “SKOLSTREJK FÖR KLIMATET” davanti al paesaggio: questo è servito a rallentare inquinatori e neutri, che dovevano fermarsi a leggerlo. Questa fase era pensata per riflettere su come il gesto di Greta abbia avuto una grande risonanza mediatica avvicinando moltissime persone al tema e ampliando la riflessione su di esso.
Durante la terza ed ultima fase i neutri e qualche inquinatore si sono affiancati agli attivisti per il clima per difendere ciò che restava del paesaggio: questo per mostrare che se ognuno facesse la sua parte sarebbe un po’ più facile proteggere il pianeta.
Alla fine del gioco abbiamo ascoltato insieme il brano “Terra” del gruppo torinese Eugenio in Via Di Gioia e poi abbiamo lasciato spazio alle riflessioni: è emerso che soprattutto all’inizio è stato molto difficile per gli attivisti difendere il paesaggio, erano scoraggiati perché nonostante i loro sforzi l’inquinamento cresceva a dismisura. La situazione si è poi riequilibrata quando più persone hanno provato a fare la propria parte, ma era comunque difficile perché il paesaggio era già molto inquinato e gli inquinatori (corrispettivo delle grandi potenze) continuavano a produrre rifiuti e sfruttare le risorse.
Alla fine tutti hanno deciso di impegnarsi di più per fare la propria parte, perché dalle piccole cose possono nascere grandi cambiamenti
Tappa 10
Prendiamo l’iniziativa di una “conversione ecologica”.
“Un’ecologia integrale richiede di dedicare un po’ di tempo per recuperare l’armonia con il creato, per rifl ettere sul nostro stile di vita e i nostri ideali”. Abbiamo urgentemente bisogno di “rallentare un po’ il passo” e pensare a quanto consumiamo e gettiamo via.
Vivere più sobriamente piuttosto che nella ricerca di ciò che non abbiamo.
(Rif. n. 216-221, Cit. n. 225 e n.193)
REALIZZATA DAI RAGAZZI DELLA PARROCCHIA SAN LAZZARO DI PINEROLO, FREQUENTANTI LE SCUOLE SUPERIORI
Spiegazione tappa
Abbiamo tante idee per il cambiamento, ma innanzitutto l’umanità stessa deve trasformarsi. Manca una consapevolezza comune dell’origine condivisa, della nostra appartenenza reciproca e di un futuro condiviso. Questo è fondamentale per sviluppare nuove convinzioni, atteggiamenti e stili di vita. Siamo di fronte ad una grande sfida!
La crisi ecologica richiede una profonda conversione interiore, ma alcuni cristiani tendono a trascurare le preoccupazioni ambientali o rimangono passivi. Una vera conversione ecologica implica riconoscere tutte le implicazioni dell’incontro con Gesù nelle relazioni con noi stessi, con gli altri e con il mondo, per vivere la chiamata a custodire l’opera di Dio come parte essenziale della fede.
Questa conversione implica gratitudine, amorevole consapevolezza dell’unità con tutte le creature e lo sviluppo delle capacità date da Dio per risolvere le sfide globali.
Come gruppo giovani cerchiamo di rendere esplicita questa dimensione della conversione, consentendo alla grazia di influenzare le relazioni con le altre creature e con il mondo circostante, creando una fraternità con tutto il creato.
Tappa 11
I comandamenti verdi sono:
non sprecare l’acqua,
differenziare i rifiuti,
evitare di usare la plastica,
non sprecare la carta,
trattare bene piante ed animali, non inquinare
l’aria o l’acqua, spegnere le luci inutili, piantare nuovi alberi, essere pacifici con tutti, aiutare soprattutto i poveri.
(Rif. n. 27-31, n. 211).
REALIZZATA DAI BAMBINI DELLA PARROCCHIA DI PEROSA, FREQUENTANTI LA SCUOLA ELEMENTARE
Spiegazione tappa
Ci siamo immaginati i “dieci comandamenti verdi” come i frutti di un grande albero dai molti colori. Ogni comandamento è rappresentato da un’icona dal significato semplice e immediato, che ci guida nelle piccole azioni di ogni giorno per evitare di sprecare acqua ed energia, per non inquinare, per fare un’attenta raccolta differenziata, per prenderci cura di chi ci facciamo prossimi e dell’ambiente in cui abitiamo.
Con i pezzi, che abbiamo ritagliato da riviste riciclate, sono state realizzate le piccole foglie che compongono le varie chiome. Ogni singola azione è importante, ma ognuna è necessaria e connessa come i rami del nostro albero.
Il più piccolo gesto che noi faremo sarà come aver contribuito con un minuscolo pezzo all’immenso mosaico che è il grande albero della vita. Ci auguriamo che il lavoro e le riflessioni che abbiamo fatto insieme ai bambini del catechismo di Perosa Argentina siano come un seme che noi gettiamo con la speranza che esso crescerà e porterà frutti, in modo che le generazioni a venire sappiano “coltivare e custodire” la terra in cui viviamo